Madrigale a tre voci, due violini, violoncello e cembalo (2004)
Su testo di Francesco Petrarca
Concerto Italiano – Rinaldo Alessandrini, direttore

Nel settimo centenario della nascita di Francesco Petrarca, l’Accademia Filarmonica Romana e il Teatro Massimo di Palermo hanno proposto ad alcuni compositori di intonare con musica nuova alcuni celebri sonetti petrarcheschi già musicati da Monteverdi e Marenzio, e di accostare le antiche alle nuove musiche affidandole tutte alla preziosa interpretazione di Concerto Italiano che sotto la guida di Rinaldo Alessandrini si è affermato in tutto il mondo come uno dei massimi interpreti della musica vocale italiana. La suggestione dello straordinario capolavoro monteverdiano ha dominato quindi la composizione di Hor che ‘l cielo: una suggestione non solo stilistica, ma attenta al carattere intimo e spirituale, ‘reservato’, quasi esoterico della musica e del testo, ispirato alla notte. L’antico connubio di parola e musica, così tipico del madrigale, rivive nel disegno delle emozioni suscitate dalle immagini poetiche, oggi più che mai con l’aiuto di armonie, timbri e figurazioni del tutto nuove.

To celebrate the seventh centenary of Francesco Petrarca’s birth, the Teatro Massimo of Palermo and the Accademia Filarmonica Romana invited some italian composers to give a new musical expression to four famous sonnets of Petrarca that had been set to music by Marenzio and Monteverdi. The higly renowned ensemble Concerto Italiano performed the new and ancient compositions together under the direction of Rinaldo Alessandrini, one of the most qualified interpreters of the italian vocal music. Hor che ‘l cielo was therefore conceived under the suggestion of Monteverdi’s masterpiece: not a linguistic suggestion, but rather a special attention to the intimist, ‘reserved’, almost esoteric character of the music and of the text, inspired by the night. The ancient union between word and music, so typical of the madrigale, is renewed today, by the modern harmonic, rhythmic and timbric means, which try to stir up new emotions from the ancient poetic images.


TESTO

Hor che ‘l ciel e la terra e ‘l vento tace
E le fer e gli augelli il sonno affrena,
notte il carro stellato in giro mena
e nel suo letto il mar senz’onda giace;

vegghio, penso, ardo, piango, e chi mi sface
sempre m’è inanzi per mia dolce pena;
guerra è il mio stato, d’ira e di duol piena,
e sol di lei pensando ho qualche pace.

Così sol d’una chiara fonte viva
Move ‘l dolce e l’amaro ond’io mi pasco;
una man sola mi risana e punge;

e perché ‘l mio martir non giunga a riva,
mille volte il dì moro e mille nasco:
tanto da la salute mia son lunge!