Favola
in musica su testo di Giovanni Carli Ballola per voce recitante, soprano,
coro femminile e orchestra (2000)
Sonia
Bergamasco, voce recitante - Susanna Rigacci,
soprano
Orchestra Roma Sinfonietta – Enrique Mazzola,
direttore
“Bisogna
diventare adulti, è orribile restare bambini. Ma se crescere
significa immiserirsi in una vita piccolo borghese, rinunciare al sogno
di un’avventura che non c’è stata, ritrovarsi in
un vuoto esistenziale totale, allora risalta il valore di Peter Pan
che rifiuta la condizione di vita adulta.” Così Giovanni
Carli Ballola spiega il senso del suo testo di ambientazione notturna,
e che non si sofferma, se non per un breve richiamo iniziale, sulle
avventure del “fanciullino”, privilegiando invece il momento
della separazione tra il “bambino – non bambino” e
il gruppo di amici che non condividono più la sua dimensione
utopica e onirica. Chi va in ufficio, chi in fabbrica, chi emette sentenze:
tutti sono ormai lontani dal paese-che-non-c’è, tutti si
ritrovano imbottigliati nelle case di mattoni rossi tipici della middle-class
inglese. Tutti lo hanno lasciato solo, perfino la madre che abbraccia
un altro figlio. Lui rimane costretto in una “eterna, tremenda
primavera”; sta, come suggerisce il titolo, alla finestra del
mondo degli altri e dei giardini perduti.
“One
has to become adult: it’s horrible to remain a child. But if one,
growing up, weaken in a sterile, monotonous way of life, and gives up
the idea of an adventure that never came, then we can appreciate the
choice of Peter Pan, which refuses the world of the adults”. With
these words Giovanni Carli Ballola explains to us the sense of this
text, which, in his nocturnal character, makes his focus on the moment
of the separation of the “child – not – child”
from his friends, that are no longer willing to live in his utopian
and dreamy dimension. All have a job, in the office, in the factory,
in the tribunal: all are far from the not-existing-land, all are compressed
in the red-brick houses of the english middle-class. All leaved Peter
Pan alone, even his mother who hugs another son. He remains forced in
an “endless, tremendous spring”, standing, as the title
says, at the window on the other’s world and on his lost gardens.
Finale
(Coro e Peter Pan)
Chi
non ha ali
Invidiano gli immortali.
Chi pena e ama
e desidera, e cresce
come il grano dei campi
che neve e brina,
guazza e arsura
prova, e intanto matura.
Rapisce il vento
divisi dagli steli, verso i prati
dell’eterna, tremenda primavera
papaveri e fiordalisi.