Balletto
in ventuno quadri tratto da Reigen di A.Schnitzler (1995)
Drammaturgia e coreografia di E.Polyakov
Gruppo strumentale Musica d’Oggi – Direttore
Francesco Vizioli
Corpo di ballo MaggioDanza del Teatro Comunale di Firenze
Seguendo
una delle possibili chiavi di lettura del Reigen schnitzleriano, La
Ronde si configura come un'indagine attraverso le forme dell'ipocrisia
all'interno della coppia, su e giù per i gradini di una scala
sociale multiforme e assortita. E se è vero che il paradosso
dell'ipocrisia è il giuoco verbale spinto alle soglie dell'incomunicabilità,
i personaggi di Schnitzler sembrano spesso parlare a vuoto, non comprendendosi,
come se cercassero di comunicare tramite lingue diverse.
Ne La Ronde questa situazione si traduce musicalmente nella compresenza
di stili diversi, che si intrecciano e si alternano tanto nella struttura
generale quanto all'interno dei singoli quadri - ventuno - nei quali
è articolato il balletto. I dieci "dialoghi" di Reigen
diventano altrettanti pas de deux, intercalati da undici episodi 'corali',
vere e proprie variazioni scaturite dal materiale astratto che risuona
nell'introduzione: una presenza sotterranea cupa e insistente, che,
grazie anche alla presenza di una marcata elaborazione elettronica dei
suoni strumentali, fa da sfondo alle evoluzioni dei personaggi schnitzleriani,
subito risucchiati nella schiera di fantasmi da cui sembrano uscire.
Il contrasto é forte, stridente, quasi 'mahleriano', con l'irrefrenabile
pulsione vitalistica che anima gli episodi solistici e che si dispiega
in un vortice, quanto mai vacuo, di temi ispirati al mondo dell'operetta,
del café-chantant o del cabaret.
Walking
along one of the main path suggested by Arthur Schnitzler’s Reigen,
the ballet La Ronde presents itself as an investigation of the different
forms of human hypocrisy in the world of lovers, up and down across the
steps of a multiform, social scale. Schnitzler’s characters seem
often to talk uselessly, without understanding one another, trying to
communicate by the mean of different languages.
The music, on his side, shows different styles which interlace and alternate
themselves, both in the general structure and in every one of the twenty-one
sections of the ballet. The ten Schnitzler’s dialogues become ten
pas de deux, with the intermission of eleven ‘choral’ sections,
conceived as variations above a musical material that can be heard in
the first one, as introduction: a dark and suffocating atmosphere, also
due to an electronic elaboration of the instrumental sounds, built a constant
background to the actions of Schnitzler’s characters, which are
quickly attracted in the file of spectres which seem to come from. A strong,
sharp contrast, almost ‘mahlerian’ in character, is produced
by the approachment of this atmosphere with the furious vitality of the
pas de deux, animated by a vortex of charming themes inspired to the ‘operetta’,
‘cafè-chantant’ or cabaret world.
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