per viola, violoncello e orchestra d’archi (1991)

Augusto Vismara, viola – Luigi Lanzillotta violoncello - Gruppo Musica d’Oggi – Marcello Panni, direttore

Scritto in un unico movimento, diviso al suo interno in tre sezioni secondo il classico schema Allegro-Adagio-Allegro, Concerto doppio (1991) si riferisce, più che alla forma del concerto romantico, a quella del concerto grosso barocco, nel senso che i due solisti costituiscono, nel loro insieme, una sorta di ‘concertino’ contrapposto al ‘ripieno’ degli archi. Rispetto al precedente Dal filo di Arianna, questo brano cerca di rinnovare la qualità delle figure musicali messe in gioco, uscendo da un certo ‘conformismo’ delle soluzioni care all’avanguardia musicale e recuperando, almeno dal punto di vista ritmico, elementi più chiari, chiaramente riferibili alla tradizione. Scrive Sandro Cappelletto: “l’omaggio ad una forma del passato diventa occasione per affermare quel fremito timbrico, quell’inquietudine cromatica che appare come un tratto distintivo della scrittura di D’Amico: un suono denso e vibrante, fittissimo, che si contrae e si dilata, all’insegna di una marcata teatralità”. La sezione che si può ascoltare è quella finale del brano.

Conceived as a one-movement piece, Concerto doppio (1991) is divided into three parts according to the classical structure Allegro-Adagio-Allegro. On the other hand, it refers to the ancient baroque concerto grosso , the two soloist playng often jointly, as a concertino in opposition to the ‘ripieno’ of the string orchestra. Compared with the former Dal filo di Arianna, this work is trying to renew the quality of the musical images chosen, moving away from many conformist solutions adopted by the so-called ‘avant-garde’ language and recovering, for instance, some rhythmic traditional elements, more simple and recognizable. About Concerto doppio Sandro Cappelletto says: “the tribute to a classical form becomes an opportunity to affirm that quivering of timbres, that chromatic restlessness which emerges as a distinctive trait of D’Amico’s writing: a dense and vibrant sound, very close-grained, that contracts and dilates, showing a marked theatricality”. Here the final section of the piece can be heard.